giovedì 12 febbraio 2009

Ehilà belo.

Come ogni anno mi ricordo e ti faccio gli auguri, la trovo una data facile da ricordare.
Come ogni anno mi ricordo come mi salutavi contento quando ci si vedeva "ehilà belo". Belo e non bello con due "l"(anche se poi il significato era lo stesso) ero solo io, da quando son nato, per me era quasi un secondo nome, che usavi solo tu.
Come ogni anno provo un senso di riconoscenza per il fatto che ci sei stato, le poche cose che ho fatto nella mia vita di ragazzo sarebbero state ancora meno se non avessi avuto il tuo aiuto diretto o indiretto.
Come ogni anno penso che sono diventato adulto il giorno che sei morto.
Quasi mai ti raccontavo i miei casini, ma mi sentivo tanto voluto bene quando ogni tanto nel mezzo di un pomeriggio domenicale mi prendevi discretamente in disparte (belo vieni con me un attimo), come fosse una cose che riguardava noi due e non gli altri (ed era così), e mi chiedevi se andava tutto bene e se avevo bisogno di qualcosa, e se dicevo di no mi chiedevi una sola volta se ero sicuro, senza insistere, poi ti raccomandavi ti parlare con te se avevo bisogno che avremmo trovato una soluzione. Che bella sensazione, non c'era un filo di curiosità nelle domande, non strane malizie, solo la voglia di darmi un aiuto. Quando qualche volta mi davi dei soldi "ma non ho bisogno adesso" e tu "tieni li che fan sempre comodo" aprivi il portafoglio marrone e tiravi appena fuori cinquantamilalire, le sfregavi bene per vedere che fosse solo una banconota (come facevi ogni volta che dovevi tirare fuori delle banconote dal portafoglio) e me la allungavi quasi di nascosto... non c'era nulla da nascondere solo che era un affare tra me e te. Quanto rispetto in quei piccoli gesti, quante cose ho imparato osservandoti.
Mi è mancato, e mi manca ancora, quel supporto, più di qualsiasi altro consiglio... ironia della sorte ne avrei avuto un gran bisogno propio l'anno successivo, ma ero diventato adulto no? Nessun rito poteva essere più potente della morte per farmici diventare.

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