mercoledì 31 marzo 2010

Non è previsto non essere pronti.

Morire. E' un po' che ne voglio riscrivere, ma ho sempre rimandato. Ieri però il mio Amico mi ha mandato un messaggio, suo papà stà morendo, questione di ore. Mentre gli rispondevo (di solito entra sempre un po' di imbarazzo su queste notizie, ma non in questo caso, non con lui) ho pensato: che fortuna che ha avuto, dieci anni fa doveva morire entro un mese, e in pratica ha avuto in regalo una vita, come scriveva Tiziano Terzani "un'altro giro di giostra". Ma una cosa così il buon senso comune vuole che non si dica.
Il fatto è che non siamo abituati a parlare della morte, per questo quando siamo costretti non sappiamo cosa dire, e anche i pensieri più sinceri rischiano di diventare di circostanza, e i pensieri che non sembrano di circostanza vengono presi come fuori luogo.
Qualche giorno fa in un paio di occasioni ho lanciato l'argomento: "quando morirò..." cazzo, non ho fatto a tempo a dire l'accento della o che in entrambi i casi mi è arrivato un vento di parole "ma cosa dici", "ma nooo non si dice". Il penisero della morte può essere doloroso per chi muore, forse, e certamente per chi resta (molto probabile), ma è normale che sia così perchè nessuno (neanche i preti che fanno tanto i sapientoni ai funerali) ci insegna a prepararci all'eventualità morte, e neanche a chiamarla morte. Però quando muore qualcuno in qualche maniera lo devi dire, e li senti i giri di parole più usati "eh se n'è andato", "è passato a miglior vita", "è andato in cielo", e se osi dire "è morto" rischi che ti guardino anche male. Anche alcune cause di morte diventano indicibili, il cancro diventa "il male incurabile", o nel peggiore dei casi "quel male la".
C'è molta comprensibile paura, manca un pensare sano della morte che farebbe vivere meglio. Morire è parte integrante del vivere, ed è vicino a noi costantemente, propio in quanto persone vive. Se non parli della morte, non puoi dire un sacco di cose che riguardano la vita. Per me è importante dire a chi voglio bene "guarda quando muoio, non state tanto a soffrirci su, siccome vi voglio bene, quello che vorrei di più è che siate felici, quindi per sapermi contento cercate di essere felici" che arrivi questa mia idea per me è un grosso sollievo e ste cose se non le dico adesso che sono vivo e in salute, da morto credo avrò qualche difficoltà.

lunedì 29 marzo 2010

saltare, hop!

Ieri era una bella giornata, decido di andare a correre. Vado di sopra mi cambio e scendo forse più silenziosamente del solito perchè ero scalzo. Entro in cucina e c'è Lei che stava guardando, credo su un social network, la foto di una donna nuda, le dico "vado a correre". Come ha sentito la mia voce ha fatto un piccolo salto sulla sedia e velocemente, ma con stile, si è premurata di chiudere la finestra internet lasciando apparire quella excel su cui stava lavorando. Situazioni simili mi son capitate un altro paio di volte e sempre mi fanno molto sorridere, (tanto che oggi che scrivo questo post ho ancora il sorriso da imbecille in faccia) intanto perchè non vedo il grosso problema visto che abbiamo un rapporto piuttosto libero, (e poi dico, fosse stata anche una foto sua che non avessi già visto l'unica cosa che avrei potuto dirle è di mandarmela via mail), ma soprattutto il fatto che la gente sobbalzi al mio arrivo mi da quasi un senso di importanza.
Capita anche coi bambini quando stanno facendo qualcosa che pensano non si debba fare (molto spesso a ragione) e tu tranquillamente stai facendo le tue cose e li "becchi" presi nelle loro attività, quando si accorgono fanno quel saltello tipico di chi viene beccato, che se fossi stato un loro amico non avrebbero fatto.
Il top poi arriva tra colleghi. La scena tipica è: son fuori ufficio, perhcè mi chiamano in linea per dei problemi, quando rientro, e magari non mi sentono, capita che li trovo collegati ad internet, anche solo sulla pagina delle notizie di google, quando si accorgono di me c'è sempre quel saltello tipico di chi si sente beccato. Poi son belle le reazioni, a volte da candid camera, c'è chi si premura in maniera quasi ridicola a chiudere tutto iniziando a parlare di qualsiasi cosa riguardi il lavoro, chi cerca di chiudere la pagina con disinvoltura, e chi non si interessa e continua a guardare, o almeno finge di non interessarsi (perchè comuqnue quel saltino lo ha fatto).
Tutto ciò mi diverte perchè non mi ritengo un rompiballe, ne un criticone o pericoloso, anzi sono convinto di essere uno tranquillo, a volte anche troppo forse, inoltre io di sicuro non sono uno perfettino, e chi mi conosce anche solo poco lo sa, e vedere che le persone hanno una sorta di riguardo nei miei confronti, anche solo iniziale, mi da quel "senso di superiorità" che propio non mi appartiene, ma che non mi dispiace poi tanto provarlo ogni tanto.
Quello che dovrei imparare è giocarci un po su, invece che essere discreto e passare avanti.
Mi vien da sorridere al sol pensiero di entrare in una stanza vedere qualcuno preso in attività dubbie che non si accorge di me , e urlargli "AHAAAAAA", credo che la cosa mi farebbe godere troppo al punto da riderlgi in faccia per un ora.

lunedì 22 marzo 2010

self service

Mi sto autoinfastidendo, per qualche motivo mi sfuggono delle cose, delle occasioni, dei commenti, delle cose da dire, dei pensieri, delle persone, del tempo. Questa sensazione di autofastidio va e viene a volte dura pochi minuti, a volte giornate intere.
Anche adesso ce l'ho perchè volevo scrivere di diverse cose, di come noi italiani siamo il paese del "si dai che combiniamo" alla faccia del buon senso e delle regole; di come i nostri politici perdono tempo a darsi dei fascisti o dei comunisti, mentre gli americani, che hanno cose che mi piacciono molto ma alcuni modi di pensare che non condivido, hanno fatto una delle più importanti riforme della loro storia; che il bello è di colore viola; che i rapporti tra persone a volte vivono delle incomprensioni; che ho riletto un vecchio post dove al tempo mi seguivano in 4 e c'erano i commenti di Bastian ed Enne e ho provato un senso di calore quasi familiare; che i giapponesi non hanno nulla di meglio da fare che lasciarmi commenti spam su vari post; che essere primi in qualcosa è una figata...
e invece no, mi sono scappati tutti i pensieri collegati, i ragionamenti.

A contrastare il mio autofastidio, per fortuna, c'è che ho avuto un pomeriggio viola, che al primo voglio molto bene (e gliene vorrei anche non fosse stato primo), che ci sono amici, che anche se non ci sentiamo spesso, per una confidenza o un'occasione importante pensano a me.

Devo autoDEinfastidiarmi, perchè non vorrei che quello che io creda sia la conseguenza, in realtà sia la causa.

venerdì 5 marzo 2010

Badabim e badabom 1/2 pensiero

Oggi parlavo di sberle, e stavo pensando che oggi se ne danno troppo poche. Sono sempre stato contro chi mena i bambini, però sono un sostenitore dello sculaccione a scopo educativo. Sculacciare sempre è inutile, come è assolutamente inutile utilizzare lo sculaccione come sfogo su un bimbo che ti ha fatto arrabbiare. Per arrivare a menar la mano ad alta velocità sul culo di un bambino ci sono dei fattori minimi secondo me: serve un ottimo motivo di importanza quasi vitale o più, una situazione limite, la necessità di far capire in fretta quello che si vuole dire (o meglio non c'è il tempo per ulteriori spiegazioni o le varie spiegazioni non sono servite), a volte anche l'impulsività fa la sua parte.
Da piccolo ricordo di averle prese pochissime volte, a memoria mia due volte da mio nonno, che grazie anche a quei due sculaccioni credo sia stata la persona a dimostrarmi il più grande affetto quand'ero bambino, e una da mia mamma.
Una volta avevo detto ai nonne che sarei andato a fare un giro, prendo la bicicletta, parto, incontro un amico. Morale ero stato da questo amico tutta la mattina, avevo non più di dieci anni, quando sono arrivato a casa a mezzogiorno esce mia nonna tutta scaturita dicendomi che mio nonno era preoccupato, e dove sono stato e che era un ora che mi cercavano. Dopo un attimo è arrivato mio nonno, che era uscito in auto, una simca 1000 grigia con i sedili in finta pelle bordeau che d'estate mi scottavo sempre il culo quando rimaneva al sole, smonta, non ha detto quasi nulla, mi ha preso con energia per un braccio e mi ha dato uno sculaccione che ho fin saltato sul posto. Non è più successo che facessi cose diverse da quello che avevo lasciato detto a casa, se non avvisando prima. La seconda volta parlando sempre con mio nonno mi è scappato di dire "dio poi", secondo me una cosa innoqua e ne sono convinto ancora. Come solo Flash Gordon sa fare, il nonno mi ha fatto arrivare uno schiaffo sulla bocca, neanche forte solo che le labbra sono rimaste tra le falangi e i denti, un male cane, e poi con calma mi dice, non si dicono quelle parole. Ecco in queste scene, pur avendole prese, noto affetto, attenzione, sani principi e chiarezza di idee.
Una volta, e solo una, invece è capitato che correvo in bicicletta, una sera d'estate assime ad un amico, non stavamo facendo gare e non stavamo correndo forte, si girava sulla strada di fornte casa (strada secondaria di una strada secondaria) esce mia mamma "Erwin non correre" e io rispondo "no non sto correndo stiamo solo girando". Non contenta mi dice "prendi l'altra bici che va più piano" e io le rispondo "ma non stiamo correndo stiamo girando" e poi ci avrà visto no? a un certo punto, tutta scaturaita (tutta mia nonna, dev'essere una questione genetica) esce e mi dice corri dentro a mettere giù òa bici, io brontolo un po poi mi dirigo verso il cancello, lei si avvicina tira via la scarpa e me la da sulla schiena. Io posso capire che uno ha le giornate di merda, ma sta cosa mi fa ancora rabbia se ci penso, cosa vuoi che pensi un bimbo, di una cosa così che è solo uno sfogo: "STRONZA!"