Il mondo è una ruota dicevano i vecchi una volta.
Quando da bambino si andava da qualche parte, e si stava via tutto il giorno, e ci si stancava un sacco perchè magari ti eri pure divertito, poi salivi in macchina per tornare a casa.
La sensazione di quel salire in macchina era piacevole, la macchina la sentivo un posto sicuro, non era un pensiero arrivare a casa, anzi un po' sapeva già di casa. E poi c'era la fiducia su mio papà che guidava che quand'ero bimbo per me era un mito.
Una settimana fa sono stato in zona Milano con mia figlia. Siamo stati a trovare mia sorella e la "nuova" nipotina. Verso le tre e mezza del pomeriggio partiamo perchè è meglio non arrivare troppo tardi. Siamo andati in bagno prima di partire? Ok, poi se abbiamo bisogno casomai ci fermiamo. Monto in autostrada e mia figlia è già che dorme di gusto. Tutta una tirata fino quasi casa, tre ore di nanna. Non so se aveva le stesse sensazioni che avevo io quand'ero piccolo, o se era solo stanca a prescindere. Ad ogni modo mi piace il pensiero che oggi tocca a me portarla a casa.
lunedì 19 marzo 2012
martedì 28 febbraio 2012
...potrebbe essere vero.
"se hai voglia tu lo faccio volentieri, altrimenti no"
"ti dico la stessa cosa anch'io, ma non è più finita"
Fattostà che lei si è addormentata poco dopo e io sono rimasto sveglio.
Ovviamente non è tanto il pensare che mi ha tenuto sveglio, ma quel pizzico di voglia che ti tiene una vigile compagnia.
Probabilmente bastava dirlo o farlo capire che avrei fatto del sesso volentieri, ma c'è questa impressione di queste ultime volte che me la da solo per farmi contento, e non mi stimola molto. Oddio per come la vedo io non si dovrebbe mai dire di no a un po' di sesso, anche se non è sempre scaturito da istinti selvaggi. Anzi il concedersi senza particolare voglia, che poi non è detto arrivi man mano, lo sento anche come un segno di affetto.
Però almeno questa volta, perchè non credo succederà di nuovo, mi sono tenuto la voglia, magari serve a muovere qualcosa per le prossime.
Forse sono stato influito anche da una serie di cose a partire che aveva su i calzini, cosa capitata altre volte, ma questa volta ha avuto un effetto negativo. Poi ci si bacia meno, e a volte forse per abitudine. Lo dicevano i Subsonica: "abitudine tra noi è un concetto da evitare".
Giorni fa è capitato di darle un bacio sulle labbra in un paio di occasioni, e lei non si è tirata indietro però è rimasta ferma senza neanche protendere le labbra. Chissà perchè poi, visto che io ho deciso di non baciarla finchè questo chissàcosa non le sarà passato e lei ha cominciato a baciarmi normalmente.
Ormai l'ho capito, quando i rapporti partono c'è un fresco entusiasmo, che si perde con l'avanzare del tempo, e il saper rinnovare gli stimoli non è sempre facile, anche quando basterebbe un pizzico di fantasia o un po' di "infighettamento". Oltrettutto col passare del tempo, a volte neanche molto, possono cambiare anche le cose che piacciono fare a letto per uno come per entrambi, e bisognerebbe tenersi ben informati a riguardo.
Una cosa che mi piace è quando una donna si prepara per me, e intendo in generale non solo i vestitini provocanti nei momenti intimi. A fronte di questa cosa noto anche quanto una non si prepara per me, o si prepara meglio per altre occasioni rispetto ad un uscita con me.
A dirla tutta c'è anche da dire che io sono uno che non si prepara particolarmente quando esce, mi vesto come mi piace e una volta vestito faccio tutto quello che mi capita nella giornata compreso uscire con chicchessia.
Si qualcosa di non giusto c'è, ma tutto quello che ho scritto potrebbe essere un eccesso di pensieri lasciati girare in maniera eccessiva però...
"ti dico la stessa cosa anch'io, ma non è più finita"
Fattostà che lei si è addormentata poco dopo e io sono rimasto sveglio.
Ovviamente non è tanto il pensare che mi ha tenuto sveglio, ma quel pizzico di voglia che ti tiene una vigile compagnia.
Probabilmente bastava dirlo o farlo capire che avrei fatto del sesso volentieri, ma c'è questa impressione di queste ultime volte che me la da solo per farmi contento, e non mi stimola molto. Oddio per come la vedo io non si dovrebbe mai dire di no a un po' di sesso, anche se non è sempre scaturito da istinti selvaggi. Anzi il concedersi senza particolare voglia, che poi non è detto arrivi man mano, lo sento anche come un segno di affetto.
Però almeno questa volta, perchè non credo succederà di nuovo, mi sono tenuto la voglia, magari serve a muovere qualcosa per le prossime.
Forse sono stato influito anche da una serie di cose a partire che aveva su i calzini, cosa capitata altre volte, ma questa volta ha avuto un effetto negativo. Poi ci si bacia meno, e a volte forse per abitudine. Lo dicevano i Subsonica: "abitudine tra noi è un concetto da evitare".
Giorni fa è capitato di darle un bacio sulle labbra in un paio di occasioni, e lei non si è tirata indietro però è rimasta ferma senza neanche protendere le labbra. Chissà perchè poi, visto che io ho deciso di non baciarla finchè questo chissàcosa non le sarà passato e lei ha cominciato a baciarmi normalmente.
Ormai l'ho capito, quando i rapporti partono c'è un fresco entusiasmo, che si perde con l'avanzare del tempo, e il saper rinnovare gli stimoli non è sempre facile, anche quando basterebbe un pizzico di fantasia o un po' di "infighettamento". Oltrettutto col passare del tempo, a volte neanche molto, possono cambiare anche le cose che piacciono fare a letto per uno come per entrambi, e bisognerebbe tenersi ben informati a riguardo.
Una cosa che mi piace è quando una donna si prepara per me, e intendo in generale non solo i vestitini provocanti nei momenti intimi. A fronte di questa cosa noto anche quanto una non si prepara per me, o si prepara meglio per altre occasioni rispetto ad un uscita con me.
A dirla tutta c'è anche da dire che io sono uno che non si prepara particolarmente quando esce, mi vesto come mi piace e una volta vestito faccio tutto quello che mi capita nella giornata compreso uscire con chicchessia.
Si qualcosa di non giusto c'è, ma tutto quello che ho scritto potrebbe essere un eccesso di pensieri lasciati girare in maniera eccessiva però...
giovedì 23 febbraio 2012
Un'occasione
Era un viaggio domenicale. Eravamo io, mia sorella, mio papà e un gruppo di persone tra cui un'amica di mio papà. Non ricordo dove eravamo di preciso, abbiamo visto un castello mi sembra. Era una giornata con un bel sole in cielo. Una bella giornata di primavera. All'uscita dal castello c'era una baracchetta con dei signori che vendevano giocattoli. Io e mia sorella eravamo visibilmente attratti da quella baracchetta, così che l'amica di mio papà si propone di comprarcene uno a testa, visto che avevamo una decina di minuti prima che la corriera partisse.
Incomincia mia sorella osserva bene tutto, addocchia due o tre giochi poi sceglie quello che le va di più. Era il mio turno. Era già qualche minuto che avevo puntato un piccolo set da sceriffo: una stella, una pistola, delle manette. In pratica il gioco che desideravo di più in quegli anni. Guardo il prezzo, solo 5000 lire, accessibilissimo. Prendo in mano il gioco, e intanto osservo se c'è altro che possa piacermi. In fondo avevo deciso benissimo che è quello che volevo, ma volevo darmi un tono come mi sembrava avesse fatto mia sorella. Mi bloccava solo quello che avrebbe detto mia mamma quando sarei tornato a casa.Sicuramente mi sarei sentito dire che non dovevo scegliere qualcosa che contenesse un'arma giocattolo, cosa strana perchè a me piaceva travestirmi da sceriffo a carnevale e una pistola l'avevo già avuta. Ma quel periodo era così: bandite le armi finte a casa mia. Io intanto mi guardavo in giro, c'erano un sacco di belle cose, una spada, delle macchinine, avevo preso in mano altre due cose. Mio papà e la sua amica cominciavano a dirmi "dai scegli che bisogna andare", e io sapevo benissimo cosa volevo ma avevo paura di cosa mi avrebbe detto mia mamma. E continuavo a pensare, e pensavo, e pensavo.
Alla fine sono riuscito ad essere talmente indeciso che non ho preso nulla.
"Va beh, sarà per la prossima volta" mi hanno detto. Così mi sono perso l'occasione di avere un qualsiasi regalo. Non solo, mi sono perso, nella peggiore delle ipotesi, di fare anche solo il viaggio di ritorno col gioco che desideravo di più.
Incomincia mia sorella osserva bene tutto, addocchia due o tre giochi poi sceglie quello che le va di più. Era il mio turno. Era già qualche minuto che avevo puntato un piccolo set da sceriffo: una stella, una pistola, delle manette. In pratica il gioco che desideravo di più in quegli anni. Guardo il prezzo, solo 5000 lire, accessibilissimo. Prendo in mano il gioco, e intanto osservo se c'è altro che possa piacermi. In fondo avevo deciso benissimo che è quello che volevo, ma volevo darmi un tono come mi sembrava avesse fatto mia sorella. Mi bloccava solo quello che avrebbe detto mia mamma quando sarei tornato a casa.Sicuramente mi sarei sentito dire che non dovevo scegliere qualcosa che contenesse un'arma giocattolo, cosa strana perchè a me piaceva travestirmi da sceriffo a carnevale e una pistola l'avevo già avuta. Ma quel periodo era così: bandite le armi finte a casa mia. Io intanto mi guardavo in giro, c'erano un sacco di belle cose, una spada, delle macchinine, avevo preso in mano altre due cose. Mio papà e la sua amica cominciavano a dirmi "dai scegli che bisogna andare", e io sapevo benissimo cosa volevo ma avevo paura di cosa mi avrebbe detto mia mamma. E continuavo a pensare, e pensavo, e pensavo.
Alla fine sono riuscito ad essere talmente indeciso che non ho preso nulla.
"Va beh, sarà per la prossima volta" mi hanno detto. Così mi sono perso l'occasione di avere un qualsiasi regalo. Non solo, mi sono perso, nella peggiore delle ipotesi, di fare anche solo il viaggio di ritorno col gioco che desideravo di più.
venerdì 29 luglio 2011
Nuovo atteggiamento
Stavo giocando, forse con le costruzioni. Ho usato moltissimo le TENTE, le costruzioni di navi e navicelle spaziali, che mi divertivo a fare e disfare e creare cose sempre diverse. Mi ricordo che la mia aspirazione massima era costruire una atronave, che poteva anche navigare, utilizzando tutti pezzi che avevo.
Si, stavo giocando, in salotto, vivevamo ancora con i miei nonni, le scuole elementari erano chiuse, era estate. Entra mia nonna, mi racconta piuttosto animata che mia sorella, un anno più piccola di me, durante una discussione si è permessa di dirle che è ignorante. Non ricordo che punizione abbia mai avuto mia sorella per questo, sempre se ne ha avuta una, e non so il perchè mia nonna fosse venuto da me, nipote bambino delle elementari, a sfogarsi. Fattostà che io l'ho ascoltata molto serenamente e poi ho semplicemente detto la prima cosa che mi veniva in mente "eh beh nonna in effetti tu non hai studiato molto, magari un po' ignorante sei". Tutto senza cattiveria e con tutta la confidenza di nipote che vive da quando è nato con la nonna. Forse abbiamo scambiato un'altro paio di frasi, e poi mia nonna se ne va. Io mi rimetto a giocare, e mentre gioco faccio due conti su quello che ho detto "mia nonna ha fatto la 3a elementare, io son gia in 5a (o forse in quarta), si lamenta sempre che confonde la "c" con la "g", non ha la patente e tante cose di storia e giografia che facciamo ascuola dice di non averle fatte".... poi mi perdo nei miei giochi.
Sarebbe stato un pomeriggio dimenticato come altri se non fosse che mia nonna dopo un po' entra in salotto con due lacrimoni agli occhi, visibilmente stroncata nel profondo dalla mia frase più che dalla discussione di mia sorella. Lei ha capito che io le ho dato della stupida, ma in maniera seria, di quelle maniere che puoi argomentare. È partito uno sfogo che riassumeva una parte della sua vita che mi ha fatto molta tenerezza e stretto lo stomaco. Volevo solo dire un pensiero, e aver visto il dolore che ha creato, senza volerlo creare, per la prima volta mi ha spiazzato. Poi senza che fosse frutto di un ragionamento, ma solo un istinto di quell'episodio, in un attimo ho imparato, purtroppo, a filtrare quello che dico.
Si, stavo giocando, in salotto, vivevamo ancora con i miei nonni, le scuole elementari erano chiuse, era estate. Entra mia nonna, mi racconta piuttosto animata che mia sorella, un anno più piccola di me, durante una discussione si è permessa di dirle che è ignorante. Non ricordo che punizione abbia mai avuto mia sorella per questo, sempre se ne ha avuta una, e non so il perchè mia nonna fosse venuto da me, nipote bambino delle elementari, a sfogarsi. Fattostà che io l'ho ascoltata molto serenamente e poi ho semplicemente detto la prima cosa che mi veniva in mente "eh beh nonna in effetti tu non hai studiato molto, magari un po' ignorante sei". Tutto senza cattiveria e con tutta la confidenza di nipote che vive da quando è nato con la nonna. Forse abbiamo scambiato un'altro paio di frasi, e poi mia nonna se ne va. Io mi rimetto a giocare, e mentre gioco faccio due conti su quello che ho detto "mia nonna ha fatto la 3a elementare, io son gia in 5a (o forse in quarta), si lamenta sempre che confonde la "c" con la "g", non ha la patente e tante cose di storia e giografia che facciamo ascuola dice di non averle fatte".... poi mi perdo nei miei giochi.
Sarebbe stato un pomeriggio dimenticato come altri se non fosse che mia nonna dopo un po' entra in salotto con due lacrimoni agli occhi, visibilmente stroncata nel profondo dalla mia frase più che dalla discussione di mia sorella. Lei ha capito che io le ho dato della stupida, ma in maniera seria, di quelle maniere che puoi argomentare. È partito uno sfogo che riassumeva una parte della sua vita che mi ha fatto molta tenerezza e stretto lo stomaco. Volevo solo dire un pensiero, e aver visto il dolore che ha creato, senza volerlo creare, per la prima volta mi ha spiazzato. Poi senza che fosse frutto di un ragionamento, ma solo un istinto di quell'episodio, in un attimo ho imparato, purtroppo, a filtrare quello che dico.
lunedì 9 maggio 2011
Desiderio
Se ne sta li seduta al limite dato dal cancello, nella maniera più comoda che sa e con una delle sue coperte al seguito.
È presa da un'unica attenzione la linea d'ombra che lentamente, ma inesorabile, si ritrae verso di lei. Quella linea tra luce e ombra che ogni giorno di questa primavera, come per le precedenti, attende come un premio, e lei si concentra come per farla avvicinare prima. Poi la linea d'ombra l'attraversa, e con la stessa inesorabile lentezza le passerà dietro, e lei si stende a godersi il sole che finalmente l'accarezza, come da anni, anche in questa sua vecchiaia, che potrà far mancare anche vista e udito, ma non la goduria del buon sole di una mezza mattina di primavera.
È presa da un'unica attenzione la linea d'ombra che lentamente, ma inesorabile, si ritrae verso di lei. Quella linea tra luce e ombra che ogni giorno di questa primavera, come per le precedenti, attende come un premio, e lei si concentra come per farla avvicinare prima. Poi la linea d'ombra l'attraversa, e con la stessa inesorabile lentezza le passerà dietro, e lei si stende a godersi il sole che finalmente l'accarezza, come da anni, anche in questa sua vecchiaia, che potrà far mancare anche vista e udito, ma non la goduria del buon sole di una mezza mattina di primavera.
martedì 29 marzo 2011
L'ho scritto mesi fa e non ricordo neanche il perchè, ma approvo!
Sono strani i pensieri, danno spessore alla persona, alcuni però una volta scritti sembrano meno importanti.
Ho notato che con il passaggio di pensieri si creano e distruggono i rapporti, e con la mancanza di essi i rapporti svaniscono.
La mancanza di pensiero è la morte.
Il pensiero puro non è catalogabile, non esiste un pensiero di sinistra o di destra, non esiste un pensiero brutto o bello. Il pensiero in se è privo di emozione, è l’essenza.
Quando il pensiero fa scaturire l’emozione diventa vita.
Quanto può essere potente un pensiero? Sul mondo non so, o meglio un'idea ce l'ho, ma su di me ha una potenza enorme.
Pensare mi fa cambiare l’umore. Pensare mi porta, a volte, a fantasticare… e mi fa cambiare l’umore.
Ci sono un sacco di pensieri che vorrei dire, ma non lo faccio perché li considero potenti e capaci di cambiare le cose e, a volte, ho timore del cambiamento perché non so dove potrebbe portare... magari in peggio.
Comunicare il nostro pensiero ci espone, ma ci rende forti se lo facciamo con sicurezza, o perlomeno ci fa sembrare persone solide.
A volte la capacità di saper accogliere altri pensieri, seppur diversi dai propri, anche solo per valutarli ed eventualmente appoggiarli può essere vista come una debolezza dalla gente, invece di un segno di intelligenza, come se i pensieri “veri” fossero solo di se stessi. Come se gli altri non fossero in grado di fare pensieri "buoni".
Ognuno poi ha pensieri che possono essere considerati più estremi, o almeno considerati molto diversi da quello che i più considerano pensieri normali. A volte questo tipo di pensieri li dico in maniera sfacciata, ed evidentemente sono talmente fuori dalle logiche di chi mi ascolta che vengono presi come uno scherzo. O forse sono io che sbaglio tempi e modi di comunicarli, mah.
Mi capita che ad un evento reagisco con un pensiero, temo la conseguenza dello stesso, ed esito sulla reazione che mi verrebbe naturale, così che rischio di comunicare qualcosa di diverso da quello che ho pensato. Questa cosa non la sopporto perchè il non comunicare un pensiero lascia indubbiamente un buco nel mosaico che le persone percepiscono di me, ma far trasparire pensieri non pensati, o che non mi appartengono da un’immagine sbagliata.
!
Ho notato che con il passaggio di pensieri si creano e distruggono i rapporti, e con la mancanza di essi i rapporti svaniscono.
La mancanza di pensiero è la morte.
Il pensiero puro non è catalogabile, non esiste un pensiero di sinistra o di destra, non esiste un pensiero brutto o bello. Il pensiero in se è privo di emozione, è l’essenza.
Quando il pensiero fa scaturire l’emozione diventa vita.
Quanto può essere potente un pensiero? Sul mondo non so, o meglio un'idea ce l'ho, ma su di me ha una potenza enorme.
Pensare mi fa cambiare l’umore. Pensare mi porta, a volte, a fantasticare… e mi fa cambiare l’umore.
Ci sono un sacco di pensieri che vorrei dire, ma non lo faccio perché li considero potenti e capaci di cambiare le cose e, a volte, ho timore del cambiamento perché non so dove potrebbe portare... magari in peggio.
Comunicare il nostro pensiero ci espone, ma ci rende forti se lo facciamo con sicurezza, o perlomeno ci fa sembrare persone solide.
A volte la capacità di saper accogliere altri pensieri, seppur diversi dai propri, anche solo per valutarli ed eventualmente appoggiarli può essere vista come una debolezza dalla gente, invece di un segno di intelligenza, come se i pensieri “veri” fossero solo di se stessi. Come se gli altri non fossero in grado di fare pensieri "buoni".
Ognuno poi ha pensieri che possono essere considerati più estremi, o almeno considerati molto diversi da quello che i più considerano pensieri normali. A volte questo tipo di pensieri li dico in maniera sfacciata, ed evidentemente sono talmente fuori dalle logiche di chi mi ascolta che vengono presi come uno scherzo. O forse sono io che sbaglio tempi e modi di comunicarli, mah.
Mi capita che ad un evento reagisco con un pensiero, temo la conseguenza dello stesso, ed esito sulla reazione che mi verrebbe naturale, così che rischio di comunicare qualcosa di diverso da quello che ho pensato. Questa cosa non la sopporto perchè il non comunicare un pensiero lascia indubbiamente un buco nel mosaico che le persone percepiscono di me, ma far trasparire pensieri non pensati, o che non mi appartengono da un’immagine sbagliata.
!
giovedì 17 marzo 2011
Unica questione
Insomma oggi festa nazionale. Inevitabile partecipare a qualche iniziativa a riguardo, soprattutto quando suoni in una banda comunale e hai una figlia che va alle medie.
Sono rimasto sorpeso dalla quantità e la qualità delle manifestazioni, come anche dalla partecipazione della gente. Va bene qualcuno ha un po' confuso i centocinquantanni dell'unità con gli avvenimenti delle due guerre, ma l'intento di base è sempre quello, come anche il messaggio che si voleva dare.
Mi ha impressionato come noi siamo una nazione creata da giovani, per la maggior parte il nostro essere popolo nasce dalle idee, o meglio dagli ideali di ragazzi-uomini che avevano dai quindici a poco più di vent'anni. Le idee per il futuro, le avevano i giovani. Giustamente direi. Un po' inquietante pensare che molti di questi sono morti a quell'età, ma con orgoglio, per i loro ideali. Al futuro può guardare in maniera corretta chi ha molto futuro davanti. Gli altri, i più maturi, possono dare supporto ed esperienza (già dopo i trent'anni uno deve dare il ricambio a mio parere), magari formando gli adolescenti che un domani governeranno. Non si tratta che i giovani sono meglio, i giovani sono l'evoluzione, hanno il modo di pensare e l'energia necessaria, e soprattutto non si impongono limiti. La nascita d'Italia ne è la prova.
Oggi abbiamo solo un problema: siamo comandati da vecchi.
Sono rimasto sorpeso dalla quantità e la qualità delle manifestazioni, come anche dalla partecipazione della gente. Va bene qualcuno ha un po' confuso i centocinquantanni dell'unità con gli avvenimenti delle due guerre, ma l'intento di base è sempre quello, come anche il messaggio che si voleva dare.
Mi ha impressionato come noi siamo una nazione creata da giovani, per la maggior parte il nostro essere popolo nasce dalle idee, o meglio dagli ideali di ragazzi-uomini che avevano dai quindici a poco più di vent'anni. Le idee per il futuro, le avevano i giovani. Giustamente direi. Un po' inquietante pensare che molti di questi sono morti a quell'età, ma con orgoglio, per i loro ideali. Al futuro può guardare in maniera corretta chi ha molto futuro davanti. Gli altri, i più maturi, possono dare supporto ed esperienza (già dopo i trent'anni uno deve dare il ricambio a mio parere), magari formando gli adolescenti che un domani governeranno. Non si tratta che i giovani sono meglio, i giovani sono l'evoluzione, hanno il modo di pensare e l'energia necessaria, e soprattutto non si impongono limiti. La nascita d'Italia ne è la prova.
Oggi abbiamo solo un problema: siamo comandati da vecchi.
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